Sull’uso della dizione nel teatro e il recupero dei dialetti come organicità della parola La dizione, o come direbbero a Roma gli attori che hanno frequentato le accademie: “l’addizione”. Non si tratta di matematica ma semplicemente di parlare in maniera corretta la lingua italiana. Il problema della lingua italiana, però,
Riflessioni: il senso dei laboratori teatrali
I bambini oggi non sanno più come si fa a salire sugli alberi. Non riescono, hanno paura, non sanno dove tenersi e non ne comprendono molto nemmeno il bisogno. Usano uno smartphone perfettamente, ma non riescono a stare in equilibrio sopra un muretto, ammesso che ce la facciano ad arrampicarvicisi.
Riflessioni: il teatro come il design
l teatro oggi, con i suoi giovani registi, attori e performer, si sta comportando come quei designer moderni che tentano di reinventare e riportare in auge oggetti come il cavatappi, oppure la forchetta: ovvero tutti quegli strumenti e utensili che sono già giunti a un grado massimo di usabilità da
Frasi sparse durante le lezioni della Scuola Sperimentale di Teatro
La presenza Essere presenti significa poter giocare ad essere veri, avendo superato il primo scalino della strada che porta all’interpretazione. Ci sono attori che quello scalino lo saltano a piedi uniti, e non si rendono conto che stanno scivolando in un capitombolo che li rende incoscienti. La memoria della parte
Vachtangov – Come si saluta il pubblico e la “regola del cento”
Nella sala si trova il pubblico. Vi ringrazia, saluta. E voi, voi vi affrettate a tornare a casa. Non volete congedarvi da lui – si irritò Vachtàngov – non lo sapete dunque? Finché l’ultimo spettatore non si è rimesso il cappotto e non è uscito in via Arbat è vostro
Solletico, uno studio sulle intenzioni dell’attore
Il solletico è una reazione involontaria psico-fisiologica presente negli esseri umani e in molti animali. Uno studio del 1897¹ lo divide in due tipologie: knismesi e gargalesi. La kismesi viene provocata da uno sfioramento molto sottile della pelle e provoca a sua volta una sensazione leggera accompagnata da senso di
Intervista a Totò
Inauguriamo la sezione “Parole sagge” con uno stralcio di intervista ad Antonio De Curtis, in arte Totò, nella quale parla della situazione in cui imperversava il cinema del tempo. Era il 1966, cinquantadue anni fa, ma la situazione pare drammaticamente attuale. “Non c’era l’avidità del guadagno. Invece i giovani d’oggi
Zahr Teatër si interroga: parte quinta di cinque
41. Perché il teatro non è un’arte democratica? Perché la collettività, l’essere umano, non è abbastanza evoluto da potersi autogestire in una situazione di gruppo, per di più artistica, dove ciascuno può esprimere un punto di vista e idealmente possono essere tutti giusti. Serve quindi una persona che abbia l’ultima
Zahr Teatër si interroga: parte quarta di cinque
31. Cosa spinge l’attore a cercare un contatto col pubblico e intraprendere una strada segnata da sacrifici e fatica senza una ricompensa nell’immediato e nel dubbio che tale ricompensa non giunga mai? Non si recita per guadagnarsi il pane, diceva Vittorio Gassman. Chi fa l’attore oggi in Italia sperando di
Zahr Teatër si interroga: parte terza di cinque
21. Come può l’attore commuovere il pubblico? L’attore può avere una speranza di commuovere il pubblico imponendosi semplicemente di non commuoverlo. Il pubblico non ama le costrizioni, non ama che gli si dica “ecco, qui adesso devi piangere, e se non piangi non hai capito niente”; l’attore deve solamente attenersi