La presenza

Essere presenti significa poter giocare ad essere veri, avendo superato il primo scalino della strada che porta all’interpretazione. Ci sono attori che quello scalino lo saltano a piedi uniti, e non si rendono conto che stanno scivolando in un capitombolo che li rende incoscienti.

La memoria della parte

La memoria serve per dimenticare di sapere a memoria. Ogni tecnica va usata per essere incorporata e poi dimenticata, non per perdersi nei meandri della tecnica. Diceva Vittorio Gassman: “Io se, come mi illudo, ho fatto qualche passo di maturazione, l’ho fatto proprio nel mascherare un po’ meglio la tecnica in favore dell’emozione, della verità”.

Una scuola vera

Una scuola deve preparare al mondo reale. Non deve proteggerti e coccolarti ma prepararti al mondo del lavoro, come un istituto professionale, una volta uscito dalla scuola, potrai affrontare il lavoro senza lo shock della distanza tra quello che hai imparato e quello che ti ritrovi. Il mondo reale richiede sforzo. Una scuola deve prepararti per il lavoro nel mondo reale.

Sul danzare l’azione

La danza illustra l’azione. In teatro l’azione è utile o inutile.

Nel nostro teatro gli oggetti sono oggetti

Non sono definiti a priori rispetto la loro forma e da quello che già sappiamo di loro. Come un bambino che si approccia per la prima volta con un oggetto che non conosce, l’attore lo deve fare con un oggetto che già conosce, non lasciandosi attirare dalla facilità di utilizzarlo nel modo in cui è preposto, ma avendo la logica e la fantasia del bambino, per guardare l’oggetto con gli occhi della fantasia, così da trasformarlo in quasi qualsiasi altro oggetto.

Il discorso infinito sulla puntualità

La puntualità è sintomo di una malattia chiamata dedizione.

Malintesi sul training

Non dobbiamo essere tutti atleti. Certo, un corpo magro e snello è generalmente sintomo di una migliore forma fisica ma oltre a dover fare questo per la nostra salute, dobbiamo più che altro capire come riuscire a fare le stesse cose anche avendo fisicità diverse. Creare quindi delle equivalenze di azioni che si devono compiere così come il nostro fisico ce lo permette, azioni che non hanno differenze sostanziali tra di loro, ma solo di forma.

Il pubblico

Il pubblico può essere di diversi tipi ma non va visto come un nemico da temere, ma come un compagno da coinvolgere.

Scuola sperimentale

Concetto di scuola sperimentale, vuol dire che stiamo provando, che non c’è un metodo preimpostato, vediamo quello che funziona per ciascuno.

La bravura degli attori

Non credo esistano attori non bravi, se hanno la capacità di comprendere e una volontà grande di fare. Esistono solo attori che vengono diretti male dal regista.

Il teatro è noia

Il teatro come professione è noia e ripetizione. La vera sfida è di innamorarsi della noia e della ripetizione. Ma come? Trovando sempre cose nuove, vedendo le cose con occhi sempre diversi, sempre più nel dettaglio.

Osare e dosare

Osare e dosare, l’attore di teatro deve stare in bilico tra queste due parole.

L’attore pretenzioso

Voi venite e volete vedere la magia, volete che io come uno stregone faccia un incantesimo e vi dia quella voglia per fare gli attori. Ma dovete cercare da soli, io non vi posso dare questo, se questo non è già presente in voi sotto forma latente, posso solo risvegliare quello che già c’è.

La scuola

Qui c’è il diritto e la gioia di sbagliare, ma anche il dovere di migliorare e imparare dagli errori.

La scena

Gli oggetti di scena vengono messi via immediatamente dopo uno spettacolo o una prova. Non si perde tempo in inutili auto-compiacimenti, prima bisogna risistemare la scena.

La verità

Dovete pretendere la verità dai compagni. Solo così la vorrete anche da voi stessi. Fermate tutto se necessario, finché non sentite vibrare la verità.

La voce

Educare la voce, allenarla, intonarla, usarla sempre, così da togliere tutti i blocchi. Gli africani hanno una cultura dove la voce viene usata molto alta, noi in occidente usiamo la voce molto bassa, questo perché da bambini usiamo la voce in modo naturale ma crescendo la società occidentale ci chiede di controllarla e abbassarla in pubblicò, a partire dai nostri genitori. Quindi la nostra voce si chiude, e noi ci chiudiamo in noi stessi.

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