Sono aperte le candidature per il quarto anno della Scuola Sperimentale di Teatro di Zahr Teater per il 2019-2020. Quest’anno che sta per iniziare avrà come principio cardine la sperimentazione dei concetti di lentezza e precisione applicati al mestiere dell’attore e all’artigianato teatrale.

Nei primi tre anni l’oggetto della nostra ricerca è stato il training fisico intensivo come mezzo per risvegliare nell’attore elasticità, resistenza, forza, riflessi, ritmo e capacità vocali, qualità le quali nel mondo occidentale odierno sono più che mai assopite ma che tuttavia sono assolutamente necessarie al corpo-strumento dell’artista scenico. Ebbene, questi esercizi che sicuramente servono da terreno preparatorio saranno via via sempre più interiorizzati e praticati in maniera personale, per lasciare spazio al lavoro che ci apprestiamo a cominciare.

Il quarto anno sarà caratterizzato da un allenamento di diversa intensità e qualità di energia, sebbene comunque in linea con gli obiettivi di ciascun modulo mensile. E’ un training che punta a cercare un’unione organica tra mente e corpo, richiedendo una precisione massima negli esercizi, precisione che coadiuvata dalla lentezza delle azioni può sfociare nella meditazione, ovvero in quel “meditare-in-azione” che è l’essenza della presenza scenica dell’attore.

La lentezza permette anche di indagare un diverso approccio all’equilibrio del corpo, il quale dovendo fare fronte a un differente controllo del peso, va a perdere quelle che sono le abitudini acquisite da anni di posture sbagliate, manierismi, cliché e modi di fare inconsci, tutte cose che per giustificarci chiamiamo ingenuamente “personalità”. Nasce un nuovo corpo, con leggi diverse, una distribuzione differente del peso, un dover re-imparare a camminare e a muoversi, questa volta in modo consapevole e perciò controllato.

La precisione richiesta dagli esercizi, d’altra parte, costringe la mente a non vagare tra i pensieri associativi e i ragionamenti automatici, bensì a essere presente per aiutare il corpo durante l’attività delicata che c’è da svolgere.

Durante questo nuovo anno di lavoro che comincia, è essenziale per noi far comprendere che il mestiere dell’attore, e volendo si può benissimo chiamare vocazione, dev’essere prima di tutto un lavoro verso la realizzazione di sé in quanto esseri umani, e che gli spettacoli teatrali e la maestria tecnica che ne deriva sono solamente un effetto collaterale del lavoro su se stessi. Più passano gli anni e più ci si accorge che l’artista, perdendo di vista il vero bersaglio dell’arte, ovverosia se stesso, finisce per scoccare la propria freccia nel buio, alla cieca ricerca di un’approvazione esterna.

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