recitare

Se si leggono le definizioni del termine “recitare” nel vocabolario, emerge un quadro non certo lusinghiero per questa parola, che in Italia definisce il lavoro dell’attore.

Ricordiamo che in molti paesi, inclusi Inghilterra, Germania, Danimarca, Francia, Albania ecc… il termine “recitare” si traduce con una parola che significa anche “giocare”, addirittura nei paesi anglofoni significa anche “suonare” (la musica), e ci si riferisce al lavoro dell’attore anche dicendo “acting”, ossia “agire”.

Mentre in Italia, significa il seguente, dal Treccani (la scelta del vocabolario per fare del facile umorismo è casualmente voluta):

recitare v. tr. [dal lat. recitare, comp. di re– e citare, propr. «fare l’appello delle persone citate in tribunale», poi «leggere a voce alta»] (io rècito, ecc.). –

1. Dire, pronunciare a voce più o meno alta, con una certa ricerca di espressività interpretativa, un testo imparato a memoria o già preparato, comunque senza leggere: invitato dal pubblico, il celebre attore recitò il canto di Ugolino; fra la noia generale cominciò a r. con enfasi i suoi sonetti; r. una poesia, un discorsetto d’occasione; dire, parlare con tono enfatico, o quasi ripetendo idee e parole altrui: pare che reciti; r. la lezione, ripeterla a memoria, parola per parola, e in senso fig. ripetere cose dette o imbeccate da altri; pronunciare in modo formale o senza particolare convinzione: la sua attenzione fu attiratada non so quali signori che, fatta fermar la carrozza, recitarono non so qual complimento (Manzoni). Più spesso, r. le orazioni, le preghiere, dirle ad alta voce, o anche sottovoce o dentro di sé (mai di preghiere intime o personali): r. le orazioni dei morti, l’Avemaria; per penitenza dovrà r. tre Pater,Ave, Gloria; recitò bisbigliando le preghiere apprese da bambino.

2. Interpretare un’opera teatrale, cinematografica, radiofonica o televisiva, o una parte di un’opera: una compagnia specializzata nel r. le commedie di Goldoni, o di Shakespeare; ha recitato una piccola parte in un film neorealista; r. a soggetto, a braccia o a braccio (v. braccio, n. 2 b); r. con impegno; non sa r.; insegnare, imparare a r.; arte del r.; Questa sera si recita a soggetto, titolo di una commedia di L. Pirandello (1930); r. per le sedie, in un teatro vuoto o semivuoto. Fig., di chi finge sentimenti, condizioni, ecc., che non prova o che non possiede: sa r. molto bene la parte dell’ingenua; mi hai ingannato recitando una indegna commedia; è inutile che reciti la parte della gran signora, tanto si vede che è rimasta una popolana; e assol.: smettila di r.!; guarda come recita!

3.

a. ant. Raccontare, esporre: de’ varii casi recitatirinnovando le risa (Boccaccio).

b. Nel linguaggio giur., dire, affermare, prescrivere, in citazioni di articoli di legge: l’articolo 664 del codice penale così recita: «Chiunque stacca, lacerascritti o disegni fatti affiggere …».

4. Nella musica, recitar cantando, pratica musicale da cui nacque lo stile vocale melodrammatico elaborata all’inizio del secolo 17° dai compositori fiorentini appartenenti alla Camerata che si riuniva presso il conte Giovanni Bardi. Part. pres. recitante, anche come agg., che recita: voce recitante, in un oratorio o in altre composizioni musicali, voce solista con funzioni narrative che esegue la sua parte parlando o cantando e scandendo ritmicamente; sostantivato, ant. o raro, chi recita, attore o attrice.¹

Torniamo a noi. Tra i significati che possiamo trovare come dispregiativi, riferiti al lavoro dell’attore troviamo: pronunciare in modo formale o senza particolare convinzione, parlare con tono enfatico, di chi finge sentimenti, condizioni, ecc., che non prova o che non possiede

Pare che i latini, dicendo “nomen omen” ci abbiano beccato in molte occasioni, inclusa questa: “il nome è un presagio”. Che fare quindi, se la parola stessa ha insita in sé significati dispregiativi di quello che dovrebbe essere la descrizione di un mestiere, finendo per rispecchiarne la situazione attuale.

Grotowski propose di cambiare parola, durante un seminario a Torino nel 1991: chiese che si utilizzasse, riferendosi all’attore che recita, l’espressione “fare acting”²

In molti casi, incluso questo, occorre andare alla radice del problema. Quindi apriamo un dizionario etimologico, il quale risolve molti dubbi su una lingua così “alta”, qual è l’italiano. Nel nostro caso abbiamo usato il Vocabolario Etimologico Pianigiani. I latini ci vengono in aiuto di nuovo.

Per prima cosa scomponiamo la parola: re-citare. Re, significa “di nuovo”, e fino a qui tutto bene.

Andiamo dunque a leggere il significato di Citare:

citare, dal lat. CITARE che propr. vale “spingere fuori la voce”, indi “chiamare” ed è intensivo di CIO o CIEO (sup. CITUM) mettere in moto, eccitare ed anche chiamare, congenere a CITUS (sscr. Çitas) rapido, dalla rad. KI=CI aguzzare e fig. spingere, eccitare, mettere in movimento, ond’anche il gr. KIO e KINEO agito, muovo, KI-NYMAI (3a pers. Sing. Pres. ki-nytai=sscr. çinutai) mi pongo in movimento.³

Si prova quasi un senso di commozione, a vedere che ci sono significati come: spingere in fuori la voce, mettere in moto, mettere in movimento, muovo, mi pongo in movimento (che sono tra l’altro dei consigli molto utili agli attori), perché quello che meraviglia è finalmente trovare parole che si riferiscono al movimento, all’azione, all’agire dell’attore. Insomma, a quel “fare acting” di cui parlava Grotowski.

Era difficile, molto difficile salvare questa parola, ma lo si doveva fare, per il bene del teatro italiano, e della lingua in genere. Ci siamo riusciti, un po’ con riserva, ma penso che ne sia valsa la pena.

C’è un detto, che per chiudere sarebbe bello parafrasare teatralmente: “chi salva una vita, salva il mondo intero”.

 

____________________
¹ http://www.treccani.it/vocabolario/recitare/

² Awareness. Dieci giorni con Jerzy Grotowski. Gabriele Vacis, Rizzoli 2002 p.64

³ http://www.etimo.it/?term=citare&find=Cerca

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