Il solletico è una reazione involontaria psico-fisiologica presente negli esseri umani e in molti animali. Uno studio del 1897¹ lo divide in due tipologie: knismesi e gargalesi.
La kismesi viene provocata da uno sfioramento molto sottile della pelle e provoca a sua volta una sensazione leggera accompagnata da senso di piacere e a volte prurito. Gli studi scientifici suggeriscono sia un antico meccanismo del corpo per difendersi da insetti o ragni che strisciano in zone non visibili del corpo e possono mettere in pericolo l’uomo o l’animale: infatti questo tipo di solletico è riscontrato anche in molte altre specie. Basti pensare ai cavalli mentre scacciano le mosche.
La gargalesi al contrario, ed è la tipologia di nostro interesse per quanto riguarda il teatro e lo studio sull’intenzione dell’attore, è un tipo di solletico provocato da un’altra persona o animale, che tocca, con modesta forza e insistenza, determinate zone del nostro corpo (principalmente le ascelle, i lati del busto, la pianta dei piedi, il collo e il ventre), provocando risate e dei movimenti istintivi di protezione. Diverse teorie parlano della gargalesi come un possibile sistema atto a sviluppare le capacità di combattimento degli individui, dato che le zone interessate da questo tipo di solletico sono anche le zone più vulnerabili del corpo umano.
La cosa interessante è che mentre è possibile auto-procurarsi la kismesi, non è così per la gargalesi, difatti questo tipo di solletico non funziona se ce lo facciamo da soli, c’è necessità di un agente esterno. Da queste osservazioni si può giungere alla conclusione che la gargalesi, più che una reazione fisiologica, sia una reazione psicologica. Qui inizia il nostro punto focale di interesse.
Un’altra osservazione particolare ci porta ad arrivare allo studio sulla recitazione: non occorre che l’altra persona ci tocchi, per farci sobbalzare in una risata: basta solo che esprima l’intenzione di farlo, magari avvicinandosi con un sorriso malizioso e le mani protese in segno di assalto. L’azione fisica di avanzare verso di noi con l’intenzione precisa di farci il solletico, automaticamente fa scaturire l’istinto di proteggerci, dunque reagiamo fisicamente tentando di allontanare l’altra persona anche con movimenti bruschi.
Questo meccanismo funziona però solamente a patto che l’altra persona riesca ad essere vera nell’intenzione, altrimenti chi subisce il solletico riconosce automaticamente che l’altro sta solo facendo finta, e al gesto non segue nessuna reazione. Anche la persona più sensibile al solletico, quando si vede e si sente toccata senza l’intenzione di farla ridere, non reagirà in nessun modo. Questo è un ottimo esercizio, una buona cartina tornasole, per verificare l’unione tra corpo e mente di un attore.
La stessa cosa avviene in scena, tra colleghi: quando una battuta è finta, ossia non contiene in sé l’intenzione mentale del senso delle parole, arriverà sì alle orecchie dell’altro attore e del pubblico, ma sarà solamente un’intonazione vocale priva di contenuto che fa solo vibrare l’aria. Sarà un involucro vuoto che non vuol dire nulla, colpirà non tanto il corpo dell’attore e degli spettatori, facendoli sobbalzare in una reazione istintiva, ma solo il loro intelletto, costringendoli a riempire di senso delle parole che senso non hanno.
Anche per quanto riguarda le azioni eseguite in scena: non basta tendere una mano per eseguire tecnicamente un’azione. Serve immancabilmente che l’intenzione mentale corrisponda all’azione che stiamo per eseguire, trasformandosi in azione fisica, altrimenti il nostro movimento sarà vuoto e privo di significato.
Il solletico quindi è la dimostrazione pratica che l’intenzione mentale, qualcosa di impalpabile fisicamente, ha una ripercussione molto forte nel nostro corpo, lo carica di un significato “percepibile”, facendo scaturire immancabilmente una reazione ben precisa da parte dell’altra persona.
Uno spettacolo teatrale dev’essere metaforicamente un luogo nel quale gli attori tra di loro si fanno il solletico per un’ora e mezza, alternando kismesi e gargalesi a seconda della trama, e spesso si girano anche verso la platea, tendendo le mani, cariche di intenzione, verso le costole degli spettatori, che reagiranno con un sobbalzo e un brivido lungo la schiena.

 

 

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¹ G. Hall ed A. Allin – La psicologia del solletico, della risata e del comico, (trad. mia) pubblicata in The American Journal of Psychology

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