Una notte, il poeta beduino Majnun, riceve in sogno un messaggio dalla sua amata, Laylā, sparita diciassette anni prima. Il desiderio di ritrovarla lo metterà in viaggio per scoprire il mistero della sua scomparsa.

Alla base di questo studio per un monologo ci sono due racconti antichi che si fondono in una nuova narrazione sull’amore contrastato dagli eventi. I due racconti, uno persiano: Laylā e Majnun di Nizami Ganjavi scritta nel 1188, e uno indiano: Meghadūta ossia Il nuvolo messaggero di Kālidāsa scritto nel V sec. d. C, sebbene derivanti da epoche e culture molto diverse da quella occidentale, nella loro unione rivelano gli stessi temi universali.

Questo studio è nato dall’esigenza di portare in scena la fiaba, il racconto mitologico. Di parlare della rielaborazione di un evento traumatico come la scomparsa di una persona cara. Lo studio infatti è nato dall’urgenza di parlare dell’elaborazione del lutto nella società occidentale odierna attraverso il tema del viaggio come emblema della trasformazione interiore dell’eroe (l’uomo). Il viaggio intrapreso da Majnun alla scoperta della verità nascosta dietro la scomparsa dell’amata Laylā, è metafora del percorso di accettazione e vittoria sulle paure interiori ed esterne oggettive per ottenere risposte a domande che tormentano l’uomo e grazie a cui acquisire gli strumenti di crescita ed evoluzione del sé. Non vi è, nella nostra cultura oggi, nessuna preparazione spirituale alla morte propria e/o altrui che sia in accordo con la consapevolezza raggiunta dal pensiero filosofico e scientifico. Ciò che resta ai vivi che non trovino soddisfacenti le risposte fornite dal pensiero religioso vigente, è il dolore inconsolabile della perdita, un forte senso di paura e interrogativi irrisolti. Il teatro, grazie alla sua potenza di unire immaginario archetipico e azione, rappresenta un potente strumento per raggiungere la consapevolezza dei passaggi fondanti della vita dell’uomo e dell’umanità, per questo ci è sembrato necessario trattare di questi argomenti attraverso di esso, cercando quanto più un approccio rizomatico. Abbiamo quindi estrapolato materiale testuale da opere antiche indiane e persiane, fiabe della tradizione occidentale e fatti storici realmente accaduti, traendo ispirazione anche da opere di grandi maestri del cinema e del teatro moderni e contemporanei, in un’operazione di riscrittura drammaturgica originale che affondasse le radici in sorgenti eterogenee. La commistione fra cultura orientale e occidentale di epoche storiche diverse è volto ad esaltare gli archetipi comuni a queste culture, per dare rilievo alla stessa necessità umana di narrare temi universali quali l’amore, la guerra, la morte.

Attori: Francesca Tarantino

Regia: Mateo Cili

Produzione: Zahr Teater