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Discorso del 17 marzo 2019, a riguardo dello spettacolo di teatro di strada

Non è possibile che l’attore si faccia guidare dalle condizioni meteorologiche. Se c’è il sole e la luce allora va bene, se non c’è il sole e la luce allora non va bene?
Quello che è successo ieri è stata una mancanza totale di energia da parte vostra. Non esistevate. Eravate là fuori ma non c’eravate, non eravate davvero lì. E non essendo lì non osavate interagire con il pubblico perché pubblico avrebbe interagito con il nulla. Vi passavano le carovane di persone di fianco e voi eravate chiusi in voi stessi e non c’era nessuna complicità né tra di voi, né tra voi e il pubblico. Non eravate lì, eravate lì per sbaglio. Questo è successo ieri, e tutto questo si vedeva benissimo: si vede quando si ha voglia o meno di essere lì, se si ha l’energia adatta per essere lì.
O abbiamo l’energia necessaria per contravvenire le forze dell’universo che ci comandano, o soccombiamo. O abbiamo l’energia per alzarci da terra, per contrastare la forza di gravità o cadiamo. O abbiamo la forza attiva che combatte la forza passiva o non ce l’abbiamo. Ebbene per avere una forza attiva bisogna faticare molto, bisogna faticare fisicamente e mentalmente. Ieri sembrava che andaste in gita, eravate talmente chiusi in voi stessi che non permettevate alle persone di guardarvi, non permettevate alla gente di interagire con voi e nemmeno voi interagivate con loro. Perché questo? Uno: perché bisogna avere delle energie per fare gli attori, e voi eravate morti; due: perché non avete rispettato quello che vi avevo chiesto. Vi avevo detto di arrivare fino al bordo della strada.
La gente che si ferma a guardarvi vuol dire che ci sta! Avete perso decine di occasioni. Chiusi come eravate nelle vostre cose. Le camminate non sono mai state peggio. L’attore non si fa con il pensiero, si fa con l’azione. Tutto ciò che è scritto in diagrammi vi serve solo a non lavorare fisicamente! Non si può pensare alle cose! Bisogna farle, non dirle. Se la teoria non segue la pratica è inutile. Siete stati pessimi tutti quanti, chi più chi meno. Non avete fatto niente di tutto quello che vi ho chiesto.
Come pensate di incuriosire il pubblico, come pensate di essere più interessanti di qualsiasi altra persona che cammina? Perché avete delle robe eccentriche in testa e allora la gente vi deve guardare per forza? No, evidentemente. Non basta, serve altro. Serve essere lì, serve reattività, serve aver capito subito cosa sta succedendo. Serve adattare subito le cose al momento, questo serve per fare gli attori, essere svegli, flessibili, adattarsi. E’ impossibile dormire e fare gli attori. Se non c’è una certa quantità di energia che dà il suono che sentiamo, quel suono non esce. Se non c’è una certa quantità di attenzione verso l’ambiente che mi circonda, io non irradierò niente. Sarò un’ombra che passa, che può distrarre forse per un secondo qualcuno che poi continuerà per la propria strada. Questo perché l’attore non ha voglia. E non ha capito che se non prova le cose cento volte, non succederà niente. E’ una legge matematica, tutto nell’universo è matematica.
Serve una certa quantità di concentrazione per gli attori. Appena si tratta di fare stupidaggini, tutti subito in prima linea, quando invece si parla di fare sul serio, di abbassare la testa e lavorare, allora tutti subito stanchi. Non si può fare gli attori in questo modo. Il pubblico non te lo perdona. L’energia ha delle regole, se non le si rispetta non si accende la lampadina. L’attore ha bisogno di una concentrazione molto grande, ha bisogno di essere presente a sé stesso, al proprio corpo, ha bisogno di una mente che controlli il corpo, una mente che sappia cosa fare, che ha provato e compreso le cose, e che lo guidi nel percorso, ha bisogno insomma di regole da rispettare. Se la mente è occupata da qualsiasi altro pensiero che non sia quello presente, la concentrazione non è sufficiente. Per guardarmi intorno, per reagire con il pubblico, per essere attivo e presente a me stesso mi è richiesta una cerca quantità di energia, se questa manca devo capire perché manca. Devo capire che è la giornata di uno spettacolo, e devo trovare il modo di riposare, di concentrarmi in quella giornata.
Voi non avete ancora capito che oggi la concentrazione non è qualcosa che si ha naturalmente, perché è una vita questa che non ci insegna a essere concentrati, ma a vagare con la mente. La concentrazione non è più naturale, è una cosa che deve essere indotta artificialmente. E’ sempre più difficile nella vita concentrarsi, al giorno d’oggi. Succedono tantissimi incidenti perché la gente non è concentrata. E’ un’epoca in cui non ci si può più concentrare, ci sono troppi stimoli e noi siamo troppo deboli per resistere. Ci sono troppe immagini in movimento e il nostro occhio vaga. E’ una società che ti attira verso il becero. Se uno non è costantemente vigile continuerà a guardare i cartelloni, le televisioni, le pubblicità in strada. E’ una guerra. L’attore non può permettersi di non essere concentrato.
Ad alti livelli il corpo diventa talmente automatico nel fare le cose che la mente può essere più libera, ma il vostro no. Il vostro corpo è debole senza una mente che vi dica cosa fare. La vostra mente è debole per dire al vostro corpo cosa fare e il vostro corpo è debole per non avere bisogno della mente. Se non si rafforzano queste due cose contemporaneamente, saranno due debolezze che si uniranno e creeranno ancora più debolezza.
Voi volete fare gli attori ma non siete disposti alla fatica che questo comporta. E’ inutile che vi diciate qualsiasi cosa, non lo siete. Se non concordate con me, possiamo anche finirla qua. Per lavorare insieme dobbiamo concordare su dei punti. Serve un minimo comune denominatore e quello di oggi è che voi siete una merda, come diceva Gurdjieff! Se non concordate con me su questo non è possibile continuare questa scuola. Che sia chiaro. Perché ieri avete dimostrato che non siete nulla. Se voi non concordate con questo, vi state mentendo spudoratamente. Dobbiamo essere tutti d’accordo perché altrimenti non c’è un minimo comune denominatore da cui partire a lavorare insieme.
Avreste dovevo tornare in sala stanchi morti, poi vi aspettava del riposo. E allora perché ve la siete tenuta quell’energia lì? A cosa vi è servito risparmiarvi!?
Bisogna comprendere che uno spettacolo è una strategia di battaglia e che l’energia che avete serve lasciarla uscire, come se fosse il mio ultimo spettacolo. Invece voi cosa fate? Mettete un dieci per cento. E dell’altro novanta cosa fate? Spiegatemelo. Un attore il giorno dello spettacolo si deve svegliare già concentrato e lo deve rimanere tutta la giornata. Non ci deve essere niente che lo distragga. Deve evitare persino di parlare con la gente, se questo distoglie l’attenzione da quello che dovrà fare. Si concentra, quindi mette insieme nel centro tutto se stesso, a servizio di quello che deve fare.
Ma il problema di oggi è che le persone non si vergognano più. Non so chi diceva che, se la gente riuscisse a vergognarsi delle cose che fa, se ci fosse un’etica, non servirebbero le leggi e basterebbe la vergogna a fermare le persone dal delinquere. Non servirebbe nessuna legge a dirti che se rubi vai in prigione, basterebbe la vergogna del pensiero di rubare qualcosa che non è tuo, a fermarti. Basterebbe la vergogna, a spingere l’attore a fare totalmente il suo mestiere. Ma questo è un mondo in cui la gente non si vergogna più, anzi va fiera del fatto di essere una merda. Questo è il mondo, capovolto, e noi ci viviamo sereni. Siamo sull’orlo del baratro e siamo li tranquilli a dormire. Se noi ci vergognassimo saremmo persone diverse. Ebbene l’attore, in questa scuola soprattutto, deve fare i conti con sé stesso, deve esservi costretto. E deve fare qualcosa per riparare. All’estero ci sono ministri che si dimettono quando fanno qualcosa di sbagliato, o chiedono scusa pubblicamente. In Giappone un ministro è arrivato tre minuti in ritardo a un incontro e si è scusato pubblicamente per questo, perché in alcuni paesi vige ancora questa vergogna. Capite che quando l’etica fa da guida, le persone sono molto migliori. L’etica serve all’essere umano per non cadere preda delle emozioni animalesche, come l’orgoglio, l’apatia, il menefreghismo. Invece noi non solo non ci vergogniamo ma accettiamo questa condizione. Questo è il dramma nostro, che non c’è più pudore che ci protegga dalla mediocrità e ci crediamo tutti qualcosa anche quando gli altri ci dicono che non lo siamo.

Cercare degli attori normali ormai sembra utopico. Cercare di fare uno spettacolo normale – non bello – solo normale, è difficile oggi. Il “bellissimo” di oggi è il normale dell’altro ieri. Quando si fa qualcosa di appena decente, ci sono persone che lo reputano bellissimo. Viviamo nell’epoca della mediocrità. Un’epoca che non ti spinge a fare del tuo meglio, quindi oggi è rarissimo trovare qualcuno con cui lavorare. Questo è il dramma che vivo io oggi. Se voi foste un poco empatici, riuscireste a comprenderlo.
Il lavoro è tanto. C’è una frase di Gurdjieff che mi conforta molto in queste occasioni. Diceva “ Due cose sono infinite: la stupidità umana e la misericordia di Dio.” Lui ha lavorato fino alla morte per tentare di svegliare la coscienza degli uomini. Non c’è riuscito come voleva, anche se il suo lascito risuona fino a noi. Perché le persone sono stupide, sebbene abbiano capito che hanno bisogno di svegliarsi, non ne sono capaci, sono troppo prese dalle loro vite insignificanti. Le testimonianze che ci lasciano i grandi maestri sul proprio lavoro sono molto utili a rincuorarci, quando le cose vacillano. Per concludere: lo spettacolo per quanto mi riguarda non è andato bene. C’è ancora molto da fare.

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