girls-carrying-water

 

Sono seduto in un bar storico di Milano, bevo e mangio mentre piove, a giugno. Dopo poco, arriva una ragazza italiana dalle treccine africane lunghissime di colore blu, raccolte in una coda. Dalla camicia trasparente si intravvede il reggiseno nero e un grande tatuaggio sul braccio destro. Una gonna nera e lunga completa il resto. In tutto lei c’è scritto “guardatemi”. Ma non c’è nulla di veramente particolare in questa ragazza. È una normalissima ragazza. magari è intelligente e spiritosa, non so, ma questo non si intravvede, al contrario del suo reggiseno. C’è un involucro davanti a me, un involucro discretamente bello da vedere ma è vuoto. Non c’è la minima traccia di vitalità nei suoi movimenti. Non c’è vita, e in brevissimo tempo il mio interesse per la sua camicia trasparente svanisce come un buco nell’acqua e ritorno tra i miei pensieri.

Intorno a me due coppie bevono e parlano di futilità quotidiane. Cerco qualcosa che rompa questa ordinarietà. Non trovo nulla di immediato, sarebbe troppo bello, ma all’improvviso mi ritornano in mente due immagini nitidissime di avvenimenti successi solo poche ore prima, mentre camminavo per le vie affollate. Per due volte distinte mi colpì una scena simile: una donna africana presumibilmente senegalese, con un vestito tradizionale, verde, che camminava tranquillamente in mezzo alla folla con una decina di libri sottili in equilibrio sulla testa. È stato come una pennellata colorata su una tela grigia: mi sono fermato in mezzo alla strada ammirandola, all’improvviso esisteva solo lei. Camminava come se niente fosse, con quei libricini sulla testa in perfetto equilibrio. Un radicamento perfetto, una camminata fuori dall’ordinario. La stessa scena con una donna diversa l’avevo vista un’ora più tardi e sempre tra mille persone che camminavano io ho notato lei in lontananza, coi libri sulla testa, il suo vestito colorato mentre si muoveva tra i portici. Stavano attingendo dalle loro radici, in tutti i sensi.

Sicuramente se queste due donne passeggiassero su un palcoscenico senza recitare nulla né volendo interpretare qualcosa, il loro camminare sarebbe molto più interessante di quello di moltissimi attori di professione.

Intanto una coppia se n’è andata, e ha smesso di piovere. Intanto io mi guardo intorno per altre manifestazioni extra-ordinarie del corpo umano, ma nella quotidianità sono molto poche. Ecco perché la gente va a teatro. Purtroppo però, anche lì è difficile trovare dei corpi in vita, e in più ti tocca pure pagare. Per questo motivo preferisco camminare per le strade alla ricerca di questi brevi momenti.

Come dissi una volta: finché i vecchi che guardano i lavori troveranno più interessanti i cantieri stradali piuttosto che gli spettacoli di prosa, il teatro italiano dovrà farsi qualche domanda.

Se ti piace il lavoro di Zahr Teater, partecipa alla nostra raccolta fondi permanente!
Become a patron at Patreon!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *