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DIALOGARE CON IL VUOTO
L’attore in ascolto

Il 6° anno della Scuola Sperimentale di Teatro e Cinema di Zahr Teatër

L’anno passato abbiamo cercato di instillare nell’attore il senso della consapevolezza di sé, in scena e fuori.

Quest’anno, in aggiunta, vogliamo cercare di portare questa coscienza, ad agire, fine a se stessa, come in un cerchio che si chiude rivelando appunto un vuoto e un pieno contemporaneamente: quella grande O, di cui parlava Shakespeare, metafora che nasconde significati molto più alti di quelli spesso attribuitigli, come possiamo constatare nell’Enso, il cerchio, simbolo sacro del buddhismo zen che indica l’illuminazione, l’universo.

Il mestiere dell’attore è indissolubile da un paradosso molto semplice da comprendere e tuttavia molto difficile da attuare: l’attore deve essere un artista perfetto per poter interpretare in scena personaggi imperfetti.

Deve non farsi prendere dalla collera per interpretare la rabbia, deve poter resistere alla bellezza per poter interpretare l’amore, deve non essere depresso per interpretare la morte.

Deve insomma agire consapevolmente.

Agire non significa reagire. O meglio, agire significa non reagire. Significa attendere, superare la cresta dell’onda dell’automatismo che vuole farci rispondere sempre occhio per occhio. Significa (anche metaforicamente) poter guardare la zanzara che ci punge in una sera d’estate e lasciarla volare via carica del nostro sangue.

L’attore per interpretare personaggi imperfetti deve agire il fingere di reagire. Deve agire la reazione.

Lo sforzo di concentrazione richiesto per agire è molto più alto di quello per reagire. Il mondo è colmo di banalità perché lo sforzo dell’essere umano di creare arte, agendo consapevolmente, dialogando con il vuoto, è molto più alto di quello che serve a vomitare giudizi e pensieri automatici. Il vuoto è come un pozzo, se ci si butta l’immondizia non ci si potrà più bere, né tantomeno specchiarcisi.

Agire significa dialogare con il vuoto, aspettando che il vuoto, questo misterioso e inafferrabile concetto, ci risponda dalla profondità abissale della sua infinità. Il vuoto può avere diversi nomi. A volte qualcuno lo chiama anche ispirazione. Noncurante di come lo si appella, il vuoto avvolge tutto l’universo, e così è anche in noi, è quel silenzio perfetto, dove tutte le domande trovano risposta, dove tutte le intuizioni umane germogliano. Quel vuoto che per ignoranza tentiamo di colmare con qualsiasi banalità per paura della sua vastità, quando invece bisogna dialogarci. Dialogarci, ma come il discepolo dialoga con il proprio maestro, ovvero ascoltando in silenzio, attendendo che il maestro parli e gli riveli una risposta che lo illuminerà…

Anche l’attore deve imparare a dialogare con il vuoto, facendolo il proprio maestro, imparando ad attendere le risposte. Per questo bisogna fare silenzio dentro di sé, un silenzio ricettivo e attivo, senza cedere al rumore della propria mente. Allora tutte le risposte che attendiamo arriveranno a illuminarci il cammino, in palcoscenico, nella scena piccola, oppure nella vita, la scena grande.

L’attore in scena e il vuoto, devono avere un dialogo sotterraneo, invisibile agli occhi. Per poter arrivare a questo, l’attore deve lavorare su se stesso, riappropriarsi della propria percezione, affievolita dalla vita cittadina. Riguadagnare l’ascolto puro, senza giudizio di valore. Riprendersi la capacità di osservare come un testimone imperturbabile. Solo in queste circostanze, date dal lavoro pratico in scena e nel training teatrale guidato dallo sforzo costante di rimanere presente, l’attore ha la possibilità di aumentare il proprio valore, come artista e come Uomo.

Dialogare con il vuoto è il titolo di quest’anno, per un secondo motivo: quest’anno la Scuola Sperimentale di Teatro diventa Scuola Sperimentale di Teatro e Cinema.

E cos’altro non è la recitazione cinematografica, molto spesso, se non il dialogare con il vuoto, letteralmente. Un attore finge di parlare di fronte a un altro, mentre invece davanti ha solo l’obiettivo e la macchina da presa.

Con gli allievi della scuola, oltre a creare uno spettacolo teatrale al mese, realizzeremo anche un cortometraggio al mese, per comprendere i meccanismi del mezzo cinematografico con la stessa modalità, ovvero facendo film nel concreto. Avremo cinque giorni per pensare, scrivere, provare e girare i film.

Quindi oltre a essere l’unica Scuola di recitazione al mondo che realizza uno spettacolo teatrale al mese, e per di più con un pubblico pagante, saremo anche l’unica Scuola al mondo a realizzare un cortometraggio al mese.

Ci occuperemo di tutto, dall’illuminazione alla scenografia, al location scouting e anche di scrivere la sceneggiatura collettivamente, per imparare non solo lo stare davanti alla camera, ma anche lo starci dietro e intorno.
I cortometraggi creati parteciperanno successivamente a festival e concorsi.

Audizioni e programma didattico 2021-2022

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